“Come è andata, nei dettagli? Cosa vi siete detti?” chiedo alla coppia che, di fronte a me, mi racconta di un recente litigio.
Lei: “Come avevamo concordato con lei, dottoressa, ho chiesto a mio marito se volesse accompagnarmi a fare un giro in bici. Per creare dei momenti di condivisione, per fare qualcosa assieme…Avrei chiamato mia sorella per badare ai bambini, l’avevo già preavvisata. Lui mi ha risposto, come un cane bastonato – per farmi sentire in colpa – che potevo andare da sola se lo desideravo perché lui non se la sentiva. Alla fine ci è riuscito a farmi sentire in colpa e non sono uscita nemmeno io! Mi ha fatto fare pure una figuraccia con mia sorella…”
La interrompo: “Scusi, perché dice che suo marito le ha risposto in quel modo per farla sentire in colpa? Cosa glielo fa pensare?”
“Perché lo conosco!”, incalza lei, “fa sempre così quando vuole farmi sentire in colpa: fa la vittima, l’anima sofferente, come se dovesse farmela pagare…”.
“Ecco, signora, questo è un esempio lampante di quella che, tecnicamente, si chiama “lettura della mente”: si tratta di un errore cognitivo, ovvero di una modalità, errata, con cui la nostra mente interpreta la realtà. Anche se lei crede di conoscere suo marito come le sue tasche, in effetti, non può avere la certezza di quello che realmente gli passi per la mente. Attribuire a suo marito l’intenzione di volerla far sentire in colpa è roba sua, una sua interpretazione.
Potrebbe essere azzeccata ma potrebbe anche non esserlo.”
Il marito, prontamente: “Ma infatti, chi glielo dice a lei che volevo farla sentire in colpa, non c’entra niente: stavo male, se proprio lo devo dire, mi è tornato quel dolore alla schiena che ogni tanto mi blocca, ma non volevo farglielo sapere per non sentire ancora, per l’ennesima volta, i suoi rimproveri sulla mia sedentarietà, sul fatto che mi muovo poco e non mi curo, su quanto mi farebbe bene fare yoga o pilates!”
“Se aveste la possibilità di girare, per la seconda volta, quella scena, stavolta comunicando l’un l’altra solo ciò che REALMENTE vi muove, ciò che provate e desiderate, senza fare presupposizioni o omissioni, cosa direste?”
Lui: “Le direi subito il vero motivo del mio rifiuto…”
Lei: “Beh…credo che gli chiederei il perché della sua risposta…e probabilmente andrei lo stesso a fare il giro in bici, perché non mi sentirei in colpa…”
Dopo una breve pausa:
“Certo che accorgermi dei preconcetti che ho nei suoi confronti non è facile…dovrei fare finta di essere ignorante…sì…usare la tecnica dell’ignorante!”
Scoppiamo tutti a ridere…
“Non pensavo che su questo episodio avrei potuto riderci su”, commenta lei.