I calzini della discordia – storie di battaglie coniugali

“Dottoressa, mi fa imbestialire: non lo sopporto più, sembra che lo faccia apposta a farmi saltare i nervi. Come ieri: gli avrò detto milioni di volte che non tollero quando lui, tornando a casa, si cambia e mi lascia i vestiti in giro. E lui ieri che ha fatto? Tornato dal lavoro ha lasciato i suoi calzini puzzolenti sul divano. Sono andata talmente in bestia che mi è venuto da piangere. Appena è uscito dalla doccia lo ho aggredito insultandolo e gridandogli di andarsene di casa se non è in grado nemmeno di rispettare una mia richiesta”.

Sento puzza di bruciato. Possibile che il tema “calzini in giro”, per quanto fastidioso, sia così attivante per lei? Decido di esplorare più a fondo questa faccenda.

“Senta, Clara, mi ha detto che quando ha visto i calzini sul divano le è montata una rabbia irrefrenabile…”.

 “Sì, guardi, dottoressa, se ci ripenso anche adesso mi viene un nervoso che se avessi mio marito per le mani lo smonterei!”.

“Allora, prima che lei smonti suo marito, proviamo ad ascoltare un po’ meglio questa emozione: dove la sente? Che cosa sente?”.

“Sento un nodo fortissimo alla gola, mi si chiude lo stomaco, vorrei urlare con tutte le forze ma allo stesso tempo mi sento senza forze…”.

“Sembra che ci sia quindi anche un senso di impotenza…se rimane connessa con questa sensazione e va indietro nel tempo, cosa le ricorda? Qual è la prima occasione in cui ha memoria di aver provato qualcosa di simile?”

“Se vado indietro mi viene in mente con i miei figli piccoli…o ancora prima con un mio fidanzatino, ero adolescente: pure lui mi faceva imbestialire, non capiva un accidente! Andando ancora a ritroso…- fa una pausa, i suoi occhi si rattristano – …a casa con mia mamma e mio papà. Quando lui rientrava ubriaco e la maltrattava. Io avrei voluto cacciarlo via, difendere mia mamma, ma ero troppo piccola, non potevo fare niente…”. Inizia a piangere.

“Sì, Clara, era troppo piccola, non avrebbe potuto fare niente. Ma le è rimasto ben impresso il senso di ingiustizia e di impotenza legati al comportamento irrispettoso e aggressivo di suo padre.

Sembra quindi che il comportamento di suo marito riattivi in lei quel vissuto: non si tratta solo di un calzino fuori posto, ma di come lei si senta non rispettata, non considerata, non vista da suo marito. Proprio come vedeva accadere tra papà e mamma”.

Clara, in lacrime, annuisce.

“Clara, crede che suo marito si renda conto di ciò che si scatena, ogni volta, dentro di lei, quando lascia i calzini in giro?”

Riprendendo fiato: “No, non può saperlo, non ne ha idea”.

“Proprio così. Lei in realtà lei non glielo ha mai detto. Noi lavoreremo sul vissuto di impotenza che ha provato da bambina, ma lei, d’ora in poi, potrà cominciare a comunicare le sue vere emozioni a suo marito, i suoi vissuti più profondi. Solo così la comunicazione tra voi potrà diventare autentica, ed efficace”.

La “tecnica dell’ignorante”: strategie di comunicazione di coppia

“Come è andata, nei dettagli? Cosa vi siete detti?” chiedo alla coppia che, di fronte a me, mi racconta di un recente litigio.

Lei: “Come avevamo concordato con lei, dottoressa, ho chiesto a mio marito se volesse accompagnarmi a fare un giro in bici. Per creare dei momenti di condivisione, per fare qualcosa assieme…Avrei chiamato mia sorella per badare ai bambini, l’avevo già preavvisata. Lui mi ha risposto, come un cane bastonato – per farmi sentire in colpa – che potevo andare da sola se lo desideravo perché lui non se la sentiva. Alla fine ci è riuscito a farmi sentire in colpa e non sono uscita nemmeno io! Mi ha fatto fare pure una figuraccia con mia sorella…”

La interrompo: “Scusi, perché dice che suo marito le ha risposto in quel modo per farla sentire in colpa? Cosa glielo fa pensare?”

“Perché lo conosco!”, incalza lei, “fa sempre così quando vuole farmi sentire in colpa: fa la vittima, l’anima sofferente, come se dovesse farmela pagare…”.

“Ecco, signora, questo è un esempio lampante di quella che, tecnicamente, si chiama “lettura della mente”: si tratta di un errore cognitivo, ovvero di una modalità, errata, con cui la nostra mente interpreta la realtà. Anche se lei crede di conoscere suo marito come le sue tasche, in effetti, non può avere la certezza di quello che realmente gli passi per la mente. Attribuire a suo marito l’intenzione di volerla far sentire in colpa è roba sua, una sua interpretazione.

Potrebbe essere azzeccata ma potrebbe anche non esserlo.”

Il marito, prontamente: “Ma infatti, chi glielo dice a lei che volevo farla sentire in colpa, non c’entra niente: stavo male, se proprio lo devo dire, mi è tornato quel dolore alla schiena che ogni tanto mi blocca, ma non volevo farglielo sapere per non sentire ancora, per l’ennesima volta, i suoi rimproveri sulla mia sedentarietà, sul fatto che mi muovo poco e non mi curo, su quanto mi farebbe bene fare yoga o pilates!”

“Se aveste la possibilità di girare, per la seconda volta, quella scena, stavolta comunicando l’un l’altra solo ciò che REALMENTE vi muove, ciò che provate e desiderate, senza fare presupposizioni o omissioni, cosa direste?”

Lui: “Le direi subito il vero motivo del mio rifiuto…”

Lei: “Beh…credo che gli chiederei il perché della sua risposta…e probabilmente andrei lo stesso a fare il giro in bici, perché non mi sentirei in colpa…”

Dopo una breve pausa:

“Certo che accorgermi dei preconcetti che ho nei suoi confronti non è facile…dovrei fare finta di essere ignorante…sì…usare la tecnica dell’ignorante!”

Scoppiamo tutti a ridere…

“Non pensavo che su questo episodio avrei potuto riderci su”, commenta lei.