Contattare il proprio senso di vuoto e di solitudine
Christian arriva da me in seguito a una crisi coniugale che lo ha fatto entrare in uno stato depressivo e di grande ansia. A 50 anni, dopo una vita dedicata al lavoro e alla famiglia, sembra crollargli il mondo addosso: ha scoperto che la moglie, poco più giovane di lui, devota casalinga e madre di famiglia, ha iniziato a investire gran parte del suo tempo libero in un gruppo di teatro. Non che lui abbia niente in contrario con l’attività teatrale in sé, o almeno questo è quello che riesce a dirsi razionalmente. Ma sapere che la moglie frequenta assiduamente un gruppo di persone con cui probabilmente si è creata una certa complicità, vedere che spesso la sera è fuori casa e che, addirittura, talvolta investa i suoi weekend con la compagnia teatrale lo fa letteralmente “friggere”. Si rende perfettamente conto di non poter vietare nulla alla consorte. Riesce anche ad ammettere che, dall’esterno, la cosa possa sembrare addirittura positiva. Dopo tanti anni di dedizione alla famiglia, finalmente, Sabrina ha la possibilità di dedicarsi ad un suo hobby, a un’attività che, a suo stesso dire, le sta insegnando tanto. Come potrebbe lui lamentarsi di qualcosa di tanto costruttivo? Eppure la cosa sta diventando intollerabile. Ogni volta che lei va al corso sente una fitta al petto, proprio come se la moglie lo stesse pugnalando al cuore. Non riesce a capire che cosa gli stia accadendo. Eppure in quelle sere in cui i figli, ormai grandicelli, escono coi rispettivi amici e fidanzate e Sabrina è in teatro, sente la morte nel cuore e un senso di rabbia che fatica a trattenere.
Cosa sta accadendo a Christian?
Christian arriva da una famiglia d’origine molto rigida dal punto di vista educativo. I professati valori di unità e amore familiare sono stati portati avanti in un clima di freddo moralismo più che di calda condivisione. Christian non ricorda un’occasione in cui i genitori lo abbiano accarezzato o abbracciato. Anzi, il focus sul senso del dovere e sulla riuscita sociale lo hanno sempre messo in difficoltà. Erano all’ordine del giorno rimproveri basati su confronti con successi altrui. Christian ha sempre anelato all’approvazione genitoriale e, nella sua vita, ha fatto di tutto per ottenerla: ha terminato con successo gli studi, si è trovato una buona posizione lavorativa, e non da ultimo ha sposato una brava giovane, di modesta ma rispettabilissima famiglia, con cui ha messo su famiglia. Ha insomma inanellato uno dietro l’altro dei ragguardevoli e onesti obiettivi. Nella sua nuova famiglia ha riposto le speranze più profonde: di poter finalmente dar vita a un “nido” sereno e appagante dal punto di vista affettivo. Con la moglie ha sempre avuto un rapporto incentrato sul reciproco rispetto e sul sincero affetto. Mai, prima d’ora, c’erano stati motivi di tensione tra loro: Sabrina è sempre stata molto tranquilla, senza pretese, accondiscendente e accomodante in ogni circostanza. Ha sempre messo i bisogni della famiglia davanti a tutto. Ma ora, per la prima volta, prende degli spazi per se stessa. Si dedica a qualcosa che le piace, e che non ha a che fare con la famiglia. Christian è come se si sentisse tradito, pur sapendo di non esserlo. La simbiosi, la fusionalità che aveva con Sabrina, infatti, è venuta meno, riaprendo una sua antica ferita. Quella di un amore totalizzante, assoluto, perfetto…da sempre desiderato e mai avuto da bambino. Un amore ideale che Christian ha cercato e trovato con la moglie: ogni decisione era presa insieme, ogni momento libero trascorso con lei, ogni aspetto della vita condiviso. Ora lei ha un “suo”, personalissimo spazio, da cui Christian è tagliato fuori, e questo è intollerabile.
Christian, per superare questa fase della sua vita personale e di coppia, dovrà imparare a rielaborare l’antica ferita vissuta rispetto ai propri genitori. Potrà finalmente guardarli con occhi disincantati e riconoscere i loro limiti. Senza giudicarli, ma facendoli uscire dall’idealizzazione in cui li ha sempre avvolti. Dentro di lui compariranno sentimenti di rabbia, di tristezza, di disillusione, indicatori di un processo evolutivo di effettiva differenziazione dalle figure genitoriali. Solo “facendo pace” con il suo passato potrà re-incontrare, da uomo affettivamente adulto, la sua compagna. Che, finalmente, si permette oggi di vivere degli spazi di autonomia dalla coppia. Che non dovrà più assolvere alle funzioni di un oggetto buono sempre presente e disponibile, da cui non staccarsi mai, pena il vissuto straziante di essere lasciato solo, con le proprie angosce. Una compagna che acquisterà, al pari delle sue figure genitoriali, sembianze più umane e più realistiche, con la quale includerà nella coppia momenti fisiologici di separazione, di distanziamento, alternati a momenti di maggiore vicinanza e intimità.