Un approccio integrato: dalla teoria alla pratica

Nel corso del mio percorso professionale ho sempre avuto la curiosità di esplorare nuovi approcci, di integrare nella mia pratica strumenti, modalità e letture che potessero rispecchiare e supportare un orientamento complesso e integrato all’essere umano, inteso come unità di mente, corpo e spirito. La cornice teorica può sembrare chiara e definita. Ma cosa significa esattamente, nella pratica, lavorare con un approccio integrato? Credo che nulla possa essere più chiarificatore di un piccolo esempio clinico.

Marta arriva da me con una storia di abusi infantili. Traumi così profondi richiedono inevitabilmente uno sguardo complesso, attento, integrale alla persona. Nessun dettaglio può essere lasciato al caso o trascurato.

Il lavoro con Marta è stato molto intenso e proficuo fin da subito, avvantaggiato da una sua attitudine alla meditazione, derivata da anni di pratica yoga.

Nel corso di una delle nostre sedute Marta mi racconta del suo disagio quando deve dormire in un hotel o in una casa diversa dalla sua. Esplorando le sensazioni fisiche legate a questo disagio emerge sempre più chiaramente che si tratta di uno stato di allerta, di paura. Ascoltando questo timore Marta riesce a individuare che è legato all’idea che qualcuno possa entrare mentre dorme dalle finestre o dalla porta, cosa che ha sperimentato da bambina. Con Marta quindi siamo partire  da un lavoro di ascolto corporeo per recuperare una cognizione (pensiero), a sua volta legato a un ricordo. Entrambi gli emisferi cerebrali sono coinvolti, così come le aree preposte all’elaborazione delle emozioni (allerta, paura), quelle connesse al processamento più razionale delle informazioni  (il pensiero di un’intrusione) e alla memoria (il rimando all’esperienza infantile). L’attivazione di più circuiti neuronali è un’ottima premessa per la possibilità di riprocessamento dell’esperienza e la creazione di nuovi significati. Marta già realizzando la connessione tra passato e presente riesce a trovare un po’ di sollievo. Ma non basta. Bisogna porre le basi per una nuova risposta, per una nuova gestione della situazione critica. Così chiedo a Marta di connettersi alla sua emozione di paura e di darle una forma, di immaginarla. Marta visualizza una sorta di guscio attorno a sé: un guscio che – dice Marta – rappresenta come lei si sentiva da bambina. Bloccata, impotente, sconnessa dal mondo esterno.

La invito a tenere presente che ora è adulta e che ha molte più risorse, quindi le chiedo di immaginare se c’è qualcosa di diverso che vorrebbe cambiare in quella sua visualizzazione. Marta via via mi descrive un processo che fa accadere nella sua mente: di rompere, con sforzo ma con determinazione, quel guscio. La sua emozione è visibile mentre lei, a occhi chiusi, procede nello scenario immaginario in questa impresa. Riesce finalmente a liberarsi dal guscio, può sentire la luce e il calore sulla sua pelle, può alzarsi, muoversi liberamente. Ma non è ancora terminato il suo processo. Un po’ alla volta vede il guscio sgretolarsi, diventare polvere. Lo scenario improvvisamente e spontaneamente si trasforma: da questo mucchio di polvere, che è il guscio sgretolato, divampa un fuoco, che via via diventa sempre più vigoroso, imponente. Le fiamme ora sono alte e lei, adulta, danza in modo selvaggio e primordiale attorno a questo rogo.

La visualizzazione di una scena così potente e arcaica, quella di una danza ancestrale attorno a un fuoco, il fuoco della vita, mi fa capire che si è attivato un contenuto archetipico, che il suo Sé, o in altre parole la sua Anima, sta parlando, è riemersa, si sta consolidando. Ne avrò conferma da Marta stessa quando, terminata l’esperienza, mi dirà di non aver mai provato nulla di simile, di aver contattato un senso di potenza e di pienezza straordinari, di essersi sentita tutt’uno con la madre terra, col fuoco, con la vita. La sua coscienza ha avuto accesso a un livello diverso, si è aperta ad uno stato di trascendenza che andava al di là di passato e del tempo, in una condizione senza tempo e senza paura.

Questo esempio di lavoro con Marta a mio avviso ben rappresenta cosa significhi lavorare con corpo, mente e anche spirito, in un tutt’uno che apre le porte a uno stato dell’essere nuovo, potente e creativo.